Decreto “Sviluppo” del 15 giugno 2012: un provvedimento insufficiente e omissivo ma necessario – Editoriale del Segretario Generale della Confsal

Si riporta, di seguito, l’editoriale del Segretario Generale della Confsal che verrà pubblicato sul prossimo numero dell’organo di stampa della nostra Confederazione: “Confsal, Società, Cultura, Lavoro”.

 

DECRETO “SVILUPPO” DEL 15 GIUGNO 2012

 

UN PROVVEDIMENTO INSUFFICIENTE E OMISSIVO

MA NECESSARIO

 

Pesa la grave mancanza della riduzione dell’imposizione fiscale sul lavoro

 

di Marco Paolo Nigi

Il Consiglio dei Ministri, il giorno 15 giugno 2012, ha approvato l’atteso Decreto-Legge sullo “sviluppo”.

Il provvedimento governativo tende a creare condizioni favorevoli per la ripresa della crescita dell’economia, attualmente in recessione.

Il Decreto interviene in settori strategici per lo sviluppo, quali la casa, le infrastrutture, l’energia, le imprese, la giustizia e la pubblica amministrazione, nonché prevede apprezzabili novità come i finanziamenti agevolati per la “green economy” e l’istituzione dell’Agenzia per l’Italia digitale.

Alcuni contenuti del Decreto potranno incidere positivamente sulla ripresa della crescita economica con gli interventi su:

 

  • la casa, quali
    • la conferma e l’estensione degli incentivi fiscali per le spese di  ristrutturazione edilizia (bonus per ristrutturazione);
    • la revisione e la rimodulazione degli incentivi per i lavori di riqualificazione energetica degli edifici (bonus risparmio energetico);

 

  • le infrastrutture, quali
    • l’introduzione di un regime fiscale agevolato per favorire l’emissione e il collocamento di obbligazioni da parte delle società di progetto nell’ambito del partenariato pubblico-privato per gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche (project bond). Le agevolazioni consistono nell’equiparazione dell’aliquota fiscale per la ritenuta sugli interessi delle obbligazioni con quella applicata per i titoli di Stato, attualmente al 12,5%, nonché in  altre misure fiscali;
    • la riqualificazione delle aree urbane degradate (nuove opere, recupero di infrastrutture, posteggi, alloggi, scuole). Si tratta del “Piano sviluppo città” e del “contratto di valorizzazione urbana”;

 

  • l’energia,  con
    • la previsione del finanziamento a tasso agevolato per le imprese della “green  economy” che assumono under 35;

 

  • le imprese, quali
    • la Srl “semplificata” per tutti, non solo per gli under 35;
    • la maggiore efficienza della Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane;
    • gli sgravi per le nuove assunzioni nel settore della ricerca;
    • i mini-bond per piccole e medie imprese con deducibilità degli interessi;

 

  • la giustizia, quali
    • la codificazione della “durata ragionevole dei procedimenti”;
    • il filtro di ammissibilità degli appelli (dichiarazione di inammissibilità quando la richiesta di appello non ha “una ragionevole probabilità di essere accolta”;
    • il concordato preventivo “facilitato” in materia di diritto fallimentare;

 

  • la pubblica amministrazione, quali
    • la trasparenza delle informazioni on line per tutte le spese oltre i mille euro;
    • la costituzione dell’Agenzia per l’Italia digitale (accelerazione dei piani di banda larga e banda larghissima e realizzazione della piena interoperatività dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni);
    • l’accelerazione delle dismissioni del patrimonio pubblico.

 

La Confsal valuta il decreto governativo un primo concreto segnale di attenzione del Governo Monti verso la crescita, se è vero che finora l’Esecutivo ha soltanto messo in essere provvedimenti legislativi fortemente penalizzanti per i lavoratori, i pensionandi e i contribuenti onesti, al solo fine di “fare cassa” per un difficile e impegnativo risanamento di conti, nonché una riforma del mercato del lavoro che prevedibilmente non inciderà più di tanto sulla crescita economica e occupazionale.

La Confsal, in sintesi, esprime un moderato apprezzamento per alcune previsioni, con particolare riferimento alla casa, alle infrastrutture, all’energia, alle imprese e alla istituzione dell’Agenzia per l’Italia digitale, ma rileva con ferma convinzione che i contenuti del provvedimento non corrispondono pienamente alle legittime aspettative del mondo della produzione e del lavoro.

Infatti, alcune gravi omissioni peseranno inevitabilmente e negativamente sugli ordini di grandezza dell’incidenza del provvedimento sulla crescita economica e occupazionale. Infatti, la previsione manca clamorosamente di alcuni provvedimenti indispensabili sul fisco, sulla finanza comunale, sul credito d’imposta per ricerca applicata e innovazione. In particolare peserà la mancanza di provvedimenti su:

  • il taglio del carico fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati;
  • l’allentamento del patto di stabilità per i Comuni in grado di investire in infrastrutture;
  • la copertura finanziaria della previsione del credito d’imposta per gli investimenti delle imprese in progetti di innovazione (rinvio del bonus e conseguente sterilità della previsione).

 

Sul piano finanziario, il decreto movimenta una quantità “indeterminata” di miliardi “virtuali” di euro, e quindi lontana dall’annuncio governativo degli ottanta miliardi.

Comunque, la Confsal, nonostante le gravi omissioni e l’indeterminatezza e la virtualità della previsione della massa finanziaria, valuta il provvedimento un passo, seppure poco coraggioso, verso una nuova e positiva gestione governativa della crisi per uscire dalla recessione e avviare la ripresa della crescita economica.

La Confsal, però, sostiene contemporaneamente che in assenza di una riforma fiscale seria ed equa raccordata con concreti esiti positivi nella lotta all’evasione, all’elusione e all’erosione della base imponibile, il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati diminuirà progressivamente, con l’effetto negativo di una domanda interna sempre più debole. E’ evidente che su questa strada non si potrà uscire dalla spirale negativa della recessione e il Governo su questo fronte non si è dimostrato all’altezza del compito.

E siccome la funzione fondamentale del Governo Monti rimane quella di favorire la ripresa della crescita, oltreché il risanamento dei conti pubblici, si rende necessario il cambio di passo e di campo nelle politiche delle riforme con il conseguente riconoscimento della centralità, in Italia, del fisco e della legalità dell’economia e della finanza pubblica e, in Eurozona e in Unione Europea, dell’integrazione economica, finanziaria, monetaria, bancaria e soprattutto politica.