Spending review: Fermo no della Confsal ai provvedimenti governativi

Si riporta, di seguito, il testo dell’editoriale del Segretario Generale della Confsal che verrà pubblicato sul prossimo numero dell’organo di stampa della nostra Confederazione: Confsal, Società, Cultura, Lavoro”.

 

 

“SPENDING REVIEW ALL’ITALIANA”

Fermo no della Confsal ai provvedimenti governativi

L’autoritarismo dell’Esecutivo, nuova questione nazionale

di Marco Paolo Nigi

 

Il Governo il 5 luglio u.s. ha approvato il terzo provvedimento sulla revisione della spesa pubblica. Il Decreto-Legge 6 luglio 2012, n. 95 – disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini – è stato pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 156 del 6 luglio 2012.

Con l’editoriale pubblicato sul n. 26 di questo settimanale del 22 giugno 2012 avevamo chiesto un provvedimento dissimile, per logica politica, metodo, contenuti e struttura normativa, dai due precedenti decreti del 15 giugno 2012. La nostra legittima aspettativa è stata chiaramente disattesa. Infatti, il provvedimento del 6 luglio ha confermato che la spending review “governativa” non è un’operazione programmatica e di intervento organico, secondo la previsione di legge, ma consiste in una semplice riduzione di personale e di spesa attraverso tagli lineari.

Il governo Monti, ancora una volta,  ha dimostrato di saper operare, sotto l’ombrello dell’emergenza, penalizzando i lavoratori, in questo caso quelli pubblici, e i cittadini meno abbienti.

Il Governo “collegiale” ha disatteso in gran parte l’Intesa sul “Pubblico Impiego” di Palazzo Vidoni del 10 maggio 2012, sottoscritta da Stato, Regioni, Autonomie Locali e Parti Sociali rappresentative del settore pubblico, se è vero che il provvedimento, presentando pochi elementi di revisione strutturale e differenziata della spesa e forti e diffusi interventi di aggiustamento dei conti, assume prevalentemente la natura di una iniqua manovra di finanza pubblica, con la ulteriore penalizzazione del pubblico impiego e la grave riduzione dei servizi pubblici essenziali, quali la sanità, l’istruzione, la ricerca e i trasporti locali.

E’ pur vero che il provvedimento è nato sull’altare dell’emergenza, al fine di evitare nei prossimi mesi l’aumento dell’IVA e quindi con l’obiettivo di produrre risparmi di almeno 4,2 miliardi di euro per il 2012, ma è altrettanto vero che, ancora una volta, il Governo ha utilizzato il “bancomat” del pubblico impiego, settore già fortemente penalizzato negli ultimi anni con il blocco dei rinnovi contrattuali e del turn-over, e ha intaccato servizi essenziali e primari sensibili.

Intanto, è bene affermare che la spesa complessiva per il funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni e per il pubblico impiego nel nostro Paese non risulta più alta della media europea e in alcuni settori strategici, come l’istruzione e la sanità, la spesa risulta più bassa della media europea e  il rapporto qualità del servizio/spesa rimane competitivo. Pertanto, la spending review, escludendo tassativamente la iniqua pratica del “fare cassa” per il ricorrente “obolo” al tesoro, dovrebbe tendere a migliorare la qualità dei servizi pubblici e a ridistribuire la spesa per rilanciare il ruolo delle amministrazioni pubbliche, in funzione dello sviluppo e della crescita economica e occupazionale.

Ed era proprio questo l’obiettivo che si voleva conseguire allorquando il 10 maggio 2012 a Palazzo Vidoni, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, le Regioni, le Province, i Comuni e le Confederazioni Sindacali rappresentative hanno sottoscritto l’Intesa sul Pubblico Impiego.

La Confsal, pertanto, in sede di conversione in Legge del Decreto, è impegnata ad assicurare il suo contributo propositivo per:

  • riorganizzare sul Territorio la presenza e le piante organiche delle Pubbliche Amministrazioni, in relazione alla “funzione pubblica” da assicurare e al conseguente fabbisogno in relazione alla legittima domanda dei servizi;
  • eliminare, o almeno ridurre, l’incidenza dei tagli lineari, che potrebbero provocare, inevitabilmente, la riduzione dei servizi essenziali ai cittadini;
  • migliorare il “governo” della spesa, affinché l’ Amministrazione Pubblica, attraverso l’erogazione di servizi di qualità, sia fondamentale fattore di competitività.

La Confsal, sull’attuale testo del Decreto Legge, esprime una valutazione positiva su:

  • la valorizzazione delle centrali di acquisto statale e regionale per l’acquisizione di beni e servizi, anche in funzione di un forte contrasto alla corruzione;
  • la previsione relativa al patrimonio immobiliare e alla razionalizzazione delle sedi funzionali alle istituzioni e ai servizi della pubblica amministrazione;
  • la semplificazione delle strutture amministrative con un razionale riordino delle Province e delle Prefetture, la razionalizzazione di alcuni uffici pubblici territoriali e il superamento delle agenzie e dei consorzi.

In merito alla riduzione del numero dei dipendenti, nella misura del 10%, e dei dirigenti, nella misura del 20%, la Confsal in linea con quanto convenuto con l’Intesa di Palazzo Vidoni del 10 maggio 2012, esprime serie riserve e afferma che:

  • è indispensabile tener conto della scala delle priorità dei servizi pubblici;
  • è obbligatoria la previa riorganizzazione di piante organiche funzionali;
  • si devono evitare tagli lineari e indifferenziati;
  • è irrinunciabile la gestione della eventuale riduzione del personale con le deroghe alla vigente riforma previdenziale e pensionistica.

Comunque, rimane fondamentale che ogni intervento sia realizzato nel contesto di un processo di riorganizzazione, “ringiovanimento” e qualificazione tecnologica della Pubblica Amministrazione, con progressive assunzioni compensative di giovani qualificati e aggiornati.

Per quanto riguarda i tagli ai trasferimenti ordinari a Regioni, Province e Comuni, a cui si aggiungono pesantemente quelli alla Sanità e al sistema dell’Istruzione e della Ricerca, la Confsal, nella previsione di una riduzione dell’erogazione dei servizi sanitari, assistenziali, dell’istruzione e dei trasporti locali, esprime forte contrarietà e serie riserve. Infatti, se è vero che con la recessione economica in atto è obbligatorio evitare l’aumento dell’IVA per gli effetti depressivi sui consumi, si deve pur riconoscere che una significativa riduzione dell’erogazione dei servizi in settori strategici come la sanità, l’assistenza sociale, l’istruzione e i trasporti pubblici locali, avrebbe una grave ricaduta negativa per il superamento della recessione e la successiva ripresa della crescita economica e occupazionale.

Pertanto, la Confsal opererà affinché il Parlamento, per il pubblico impiego, affermi i contenuti dell’Intesa del 10 maggio 2012 di Palazzo Vidoni e, per i servizi essenziali, riduca sensibilmente l’impatto del provvedimento sugli attuali e irrinunciabili livelli qualitativi e quantitativi di erogazione.

Il Governo Monti, con i tre provvedimenti sulla spending review, ha utilizzato il suo usuale metodo “commissariale”, ridimensionando il ruolo centrale del Parlamento, comprimendo quello delle altre Istituzioni della Repubblica, con particolare riferimento alle Regioni, e disconoscendo la concertazione con le Parti Sociali.

Tutto questo il Governo lo ha fatto dall’insediamento ad oggi e soprattutto con la riforma del sistema previdenziale e pensionistico e la riforma del mercato del lavoro, abusando del voto di fiducia in Parlamento e mortificando le relazioni industriali, anche con l’esclusione dal tavolo di confronto di Palazzo Chigi di Confederazioni Sindacali rappresentative, come la Confsal.

È di questi giorni il “pensiero montiano” sulla concertazione che avrebbe causato tutti i “mali” del Paese. Al Presidente Monti non sarebbe difficile rispondere che la concertazione, tenuta nella corretta distinzione dei ruoli, significa ricerca democratica del consenso e, pertanto, non va confusa con il consociativismo, esperienza che non appartiene a un sindacato autenticamente autonomo, quale è la Confsal.

Nella dichiarazione di Monti, in sede di assemblea ordinaria dell’Associazione Bancaria Italiana, e nelle affermazioni successive di alcuni Ministri sulla concertazione, la Confsal, che crede fermamente nell’ assunzione di responsabilità sociale e nel metodo della proposta politica in sede di concertazione, nella rigorosa distinzione di ruoli e funzioni, e rifiuta il consociativismo, ha trovato una ulteriore conferma che il Governo Monti, con la sua refrattarietà all’ascolto, ha sempre avuto l’intenzione di operare con metodo “autoritario”.

Ma l’Esecutivo Monti saprà certamente che la sua esperienza governativa è entrata nella fase cruciale, durante la quale si valuteranno gli effetti della sua azione politica unilaterale, commissariale e autoritaria.

La Confsal, in piena autonomia, ha assicurato e garantirà le sue valutazioni sulle azioni di Governo e ha dichiarato la mobilitazione. Intanto, alcune sue Federazioni hanno organizzato manifestazioni di protesta.

In conclusione, l’auspicio della Confsal è che il Governo riconsideri il valore del consenso, recuperi l’azione di ricerca dello stesso e non crei un’altra questione italiana con il suo autoritarismo, affinché si affermi la “vera” equità sociale, una “concreta” solidarietà per i meno abbienti e la centralità della coesione sociale per il bene del Paese.